La terza Roma

Vallegiulia Giuseppe Mazzini aveva pensato alla “terza Roma”, la Roma del popolo dopo quella degli imperatori e dei papi.
Oggi verrebbe da pensare ad un’altra terza Roma: non quella del Quirinale o dei Palazzi apostolici che si fronteggiano dal 1870, ma quella che oscilla fra le opposte sponde del Tevere, un po’ in tuta da sub ed un po’ in grembiulino, con quel fare equivoco che è una sua specialità.
A chi giova tutto il baccano che si è creato con il caso-Sapienza? Soltanto a chi poi si sbraccia nuotando per pacificare gli animi. Tanti cattolici, si garantisce in libri e giornali, portano il grembiulino.

Ma si dà il caso che alla Sapienza non ci siano state teste calde in azione, soltanto qualche parola in libertà in un Paese che è abituato ad ascoltarne tante. Le dicono i maestri della politica dall’opposizione, e non le possono ripetere gli allievi che stanno in opposizione dialettica con l’opposizione?
Bisogna aver fiducia nel prossimo. Nel marzo 1968, Giuliano Ferrara aveva 17 anni, faceva la seconda liceo: “lo trovi, ovviamente, dove frigge la storia, a Valle Giulia, immortalato durante gli scontri alla facoltà di architettura mentre corre, già paffuto, con un loden borghese, i riccioli al vento e un bastone in mano”, ha scritto pochi giorni fa Luca Telese su il Giornale.
E come tutti sanno, Ferrara è cresciuto bene, oggi tiene le omelie ai giovani cattolici, lo amano le gerarchie ecclesiastiche, anche se lui, eterno bastian contrario, si dichiara soltanto un “ateo devoto”.

Domenica scorsa Eugenio Scalfari su “Repubblica” riproponeva un brano di Pietro Scoppola (2001) in cui si parla della Chiesa “appiattita sulle logiche dello scambio”.
Logiche che sembrano riproporsi in queste giornate, fra critiche del papa a Veltroni, stupore dello stesso pontefice per come esse sono state commentate, problema della Sapienza con il gran rifiuto di ieri.

Sul “Corriere della Sera” di oggi il filosofo Bernard-Hénri Levy critica duramente «il cinismo religioso di Monsieur Sarkozy», come recita il titolo del suo testo. Dove si accusa il presidente del Consiglio francese di aver pronunciato parole che sono un insulto a coloro che pur non essendo cristiani hanno tuttavia fatto la Francia.

All’estero di discute liberamente di queste cose. Da noi succede il finimondo ogni volta che si tratta di parlare di laicità. La cosa strana è che gli stessi laici sembrano quasi vergognarsi della loro condizione, giustificandosi, cercando appigli, amareggiandosi per quello che è successo…
Ma non è successo nulla. La Sapienza non è stata Valle Giulia. Lo stesso Ezio Mauro direttore di “Repubblica” conclude oggi il suo editoriale parlando di una “caricatura dello scontro culturale”. Non c’è stato scontro, non c’è stato incontro, ma soltanto critiche ai docenti che avevano sollevato il problema ed ai ragazzi dell’ateneo.

Perché il dibattito sulla scienza, argomento tremendamente serio, debba essere poi considerato una “caricatura dello scontro culturale”, non l’ho compreso.
Preciso che non ho fatto il ’68, anzi in quei giorni dovevamo difenderci da quelli che come Giuliano Ferrara correvano “con un loden borghese, i riccioli al vento e un bastone in mano”. Da quelli che ci chiamavo fascisti perché ci spettava di sorvegliare sull’incolumità delle persone affidateci dallo Stato.

FONTE
[Anno III, post n. 17 (394)]

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La terza Romaultima modifica: 2008-01-16T18:43:22+01:00da rimino
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