Roma come Sanremo

Sanremo2008_inf200x150 Annunciano il festival di Sanremo, edizione n. 58, con Pippo Baudo per la tredicesima volta presentatore, a mezzo secolo dall’esecuzione di “Volare”, anzi di “Nel blu dipinto di blu”.
Tutto uguale o tutto diverso? Da spalla fungerà Piero Chiambretti, l’eccezione alle regole rappresentate da Baudo, che è l’incarnazione sublime dell’ufficialità. Sorridente ma capace di severità, spontaneo ma preparato al millesimo di secondo in ogni mossa, Baudo è uno che è nato col copione in testa. Se c’è lui, tutto funziona bene. Un nome, una garanzia. Sì, va bene. Ma è sempre il solito Baudo, l’altro sarà il solito Chiambretti, ci saranno due vallette bipartisan, una bionda ed una nera, ed amen. Le solite vallette.
Insomma, tutto uguale.

Il rito delle consultazioni romane per la crisi di governo, sia detto senza offesa per nessuno, rassomiglia al festival di Sanremo. Tutto previsto, il copione non lo scrive Pippo Baudo, ma è quello da 60 anni a questa parte. Si era pensato qualche anno fa di risolvere il problema cambiando il sistema… Ovvero con un capo del governo scelto direttamente dagli elettori, eccetera eccetera.
No, siamo ancora alla passerella all’uscita dallo studio di Napolitano, ai microfoni che raccolgono le dichiarazioni, agli articoli di giornale che cercano retroscena, e trovano soltanto il retrogusto amaro di una situazione senza uscita.
Veltroni voleva mettersi d’accordo con Berlusconi, adesso il Cavaliere va per la sua strada, per cui gli italiani assistono ad un nuovo duello, infarcito di cose assurde (la marcia su Roma minacciata dal signore di Arcore) e delle relative smentite. Che se non arrivassero puntuali, farebbero insospettire.

Tutto qui. Ma tutto questo, il rituale delle consultazioni, delle dichiarazioni, delle interpretazioni, dei passi falsi e dei passi felpati, tutto ciò è un vecchio repertorio che sino a pochi giorni fa era rifiutato da quanti convenivano su riforme istituzionali, su snellimento delle procedure, e su tante altre belle idee che all’improvviso sono sparite.

Siamo tornati alla repliche. E come quando si rivede un vecchio film, si va avanti nelle battute, le sappiamo a memoria, magari sbadigliamo recitandocele sgraziatamente e con ironia.
Se davanti a “questa” politica delle repliche sbadigliamo allo stesso modo, beh, allora non date la colpa a noi, signori del Parlamento.

La Roma di una crisi politica, anche di questa crisi politica, è come il festival di Sanremo, una cerimonia ripetitiva ed un po’ noiosa.
Ma Roma non è Sanremo, dev’essere diversa per forza di cose. La vita di ogni giorno non è fatta di canzonette. Esse debbono essere un intervallo, non costituire la trama di un’esistenza intera.
L’Italia 2008, è senza governo, è senza idee. Tutti si sono rimangiato tutto quello che avevano detto. Hanno perso memoria delle loro parole. Insomma c’è sempre del comico anche in ogni momento drammatico.
[Anno III, post n. 30 (407)]
FONTE

Roma come Sanremoultima modifica: 2008-01-29T18:53:42+01:00da rimino
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