Gelmini va. Silvio

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La ministra Gelmini si è resa colpevole di lesa maestà, con la versione ciceroniana del “De Officiis” proposta ai maturandi.

All’inizio del brano si legge infatti che l’uomo magnanimo e forte non deve adirarsi con chi gli è nemico. E che, per chi è forte e coraggioso, nulla di più degno vi è della mitezza e della clemenza.

Stampa28122008post Il primo ministro italiano è abituato ad adirarsi. Sino all’altro ieri per torturare i suoi nemici ha usato lo strumento della smentita. Da ieri ha cambiato registro, niente smentita semplice ma con accompagnamento di retromarcia: “Io non ho mai detto di tappare la bocca ai giornali, e se l’ho detto non c’era assolutamente nulla di violento o meno che liberale”.

Lo ha fatto per applicare mitezza e clemenza con chi gli avversari? No. Nella retromarcia il leader maximo colpisce ancora il nemico, mascherando l’ira sotto le mentite spoglie della mitezza dialettica: sei tu che non mi hai compreso, sei tu che ti sei inventato delle balle contro di me. Insomma, della serie “Supercazzola con scappellamento a destra”.

Niente di diverso dunque? Beh qualcosa di nuovo c’è, i discorsi del capo non sono più accompagnati dalle derisioni del nemico da parte di quella corte dei miracoli che lo circondava. E contro la quale si è scagliato onestamente Giuliano Ferrara, uomo libero e non  servo vile, sul “Foglio” del 18 giugno: “Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda”.
Il cavaliere sembra aver dato ascolto al direttore del giornale che è di proprietà anche della sua ex-moglie.

Invece la povera ministra Gelmini è stata presa per i fondelli da qualche funzionario ministeriale che ha rifilato ai maturandi un elogio delle virtù dell’uomo forte, che non si riscontrano invece nel nostro capo del governo.
Per averne la prova si legga il resto della versione: davanti ad un popolo libero e con uguaglianza voluta dalla legge, bisogna esercitare “facilitas ed altitudo animi“, ovvero disponibilità e nobiltà d’animo (che è qualcosa di più di un semplice “autocontrollo”). Ed occorre avere leggi non ispirate all’ira ma alla giustizia. Ed ora andatelo a dire, tutto ciò, ai leghisti che sono alla corte di palazzo Chigi.

E poi dicono che la cultura non è pericolosa… Lei illustre ministra ha creduto sino ad ieri che tutta la rovina della scuola fosse da attribuire al “68” che aveva rifiutato la cultura “classica” appunto perché “classica” (ovvero classista, basata sulla divisione in classi sociali). E non si è resa conto che coltivava in seno le serpi che come questo Cicerone accusano ora “apertis verbis” il governo di cui fa parte, e soprattutto il suo signore.

Scommettiamo che quella versione ve l’ha fatta avere per vie eversive la signora Miriam Bartolini, complice Giuliano Ferrara?

[28.06.2009, 183/903]

Gelmini va. Silvioultima modifica: 2009-06-28T18:03:21+02:00da rimino
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