Stupro, balla razzista

Ha avuto ragione il sindaco di Rimini. Lo stupro dell’olandesina compiuto da due africani, è una balla. Oltretutto razzista. Il guaio è che essa è stata fatta circolare prima che i fatti fossero accertati nella loro realtà.

Il sindaco aveva sostenuto ieri: “…nel caso in cui l’episodio si sgonfiasse, sarebbero opportune parole chiare da parte della Prefettura di Rimini”. Le aspettiamo anche noi. Ricordando tristemente che proprio da Rimini tanti anni fa prese avvio la tragedia che ha un nome noto a tutti, “la banda dell’Uno bianca” con cinque poliziotti che uccisero 24 persone, tra cui un tunisino, Fathi Ben Massen, alla discoteca Blue Line di Rimini, frequentata da extracomunitari. Era il 19 dicembre 1990.

Al proposito, rimando ad un mio testo scaricabile liberamente, dove appare il brano che riporto di seguito.

Al racket è legata una vicenda di cronaca nera del 3 ottobre 1987, con il ferimento di tre poliziotti: Antonio Mosca (39 anni), Luigi Cenci (25) ed Addolorata Di Campi (22). Mosca muore nel 1989 in seguito a quelle lesioni. Si scoprirà che l’episodio reca la firma della banda della “Uno bianca”: 103 delitti, 24 morti dal 1987 al 1994, con autori sei banditi di cui cinque poliziotti. Tre sono i fratelli verucchiesi Savi: Roberto (capo-pattuglia a Bologna), Fabio (camionista ma aspirante agente di Pubblica sicurezza) ed Alberto in servizio al Commissariato di Rimini. (Forcellini 1995, pp. 9-13) Il sostituto procuratore di Rimini Roberto Sapio fu «il primo a sostenere (non creduto)» che la banda fosse composta di gente in divisa, mentre a Bologna grazie ad alcuni pentiti s’incolpavano e condannavano 32 malavitosi catanesi, o si tiravano in ballo noti camorristi (Provvisionato 2003, p. 236). Dopo la rapina della stessa banda alla Coop delle Celle (31 gennaio 1988) con una guardia privata uccisa, il questore di Forlì rassicura la città: Rimini non è Palermo.

Una sintesi si trova in questa pagina:

1996. Attenzione puntata ancora sul processo ai fratelli Savi. Fabio accusa la ex amante, Eva Mikula: ha fatto la nostra cassiera, dice, ci ha accompagnato nei sopralluoghi e ha guidato le auto nelle fughe. La Mikula viene quindi accusata di alcune rapine. Ma se la caverà, come succede anche a Pesaro dove l’imputazione riguarda il concorso in omicidio. Unica condanna, quella del tribunale bolognese dei minorenni: un anno e due mesi per aver fatto da interprete tra i Savi ed un trafficante ungherese d’armi.

Un testimone, ex ispettore di Polizia, rivela di aver saputo da Alberto Savi che dietro la loro banda c’erano i servizi segreti. Lyubisa “Manolo” Urbanovic , del quale ci siamo occupati nelle cronache del 1990, sostiene di esser stato liberato dal carcere di Rimini in quell’anno, grazie all’aiuto dei poliziotti della “Uno bianca”.

Il processo riminese alla banda dei Savi si conclude con la condanna all’ergastolo per tutti i tre fratelli, e tredici anni per Pietro Gugliotta.

[23.07.2009, anno IV, post n. 211 (931), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it

Stupro, balla razzistaultima modifica: 2009-07-23T17:30:00+02:00da rimino
Reposta per primo quest’articolo