Biancaneve e Biancofiore

Stampa051207 Se la dottrina politica si riduce alla parodia delle favole, dobbiamo essere grati agli illustri studiosi che ci facilitano la comprensione dei misteriosi sistemi elettorali italiani.
Dunque sia lode al prof. Giovanni Sartori che stamani sul «Corriere della Sera» ha illustrato la sua teoria del «ricatto dei nanetti». Questa parola vuol soltanto indicare le piccole formazioni politiche. E non disprezzarle.
Se fosse Veltroni, Sartori direbbe a Prodi che la colpa della crisi di questi giorni è esclusivamente sua, del presidente del Consiglio: «Se tu usi i nanetti per ricattarmi, io non ci sto. I nanetti sono tuoi, sei tu che te li sei coccolati e messi in casa».

Chiedo scusa, ma a questo punto mi si è messa in moto la fantasia: e mi sono immaginato Romano Prodi che come Biancaneve guida la combriccola dei Sette Nani e li vezzeggia solleticandoli sul mento o facendo loro un affettuoso buffetto alle guance.
Da Biancofiore a Biancaneve il passo è ovviamente breve, in quest’Italia da favola, ovvero con questa politica che si rallegra soltanto quando può inventare qualcosa che evade dalla monotonia del vivere quotidiano.
Aumenta il pane, cresce la pasta, si fa fatica ad arrivare a fine mese? Beh, non avvilitevi, c’è chi sta peggio.
Da Biancofiore a Biancaneve, Romano Prodi sarebbe messo proprio male. Lui, il pedalatore appenninico, lui che qualcosa ha fatto per quell’Europa sognata nel dopoguerra per un futuro senza più guerre continentali, lui deve finire avvelenato con una mela?
E chi sarà il principe azzurro che arriverà a svegliare Biancaneve?
Non so immaginare Bertinotti nel gesto soccorrevole, dopo aver detto a chiare lettere che insomma, questo governo gli fa quasi schifo. Forse anche per questo particolare è difficile considerare lo stesso Bertinotti come un «nanetto» vezzeggiato e coccolato, in mano a Prodi, quale appare al prof. Sartori.

Bertinotti non ce l’ha su con Prodi, l’oggetto del suo desidero è Veltroni. Lo sgambetto vuole far cadere il patto Silvio-Walter, vuole troncare sul nascere le speranze di governare l’Italia con un abbraccio che spiace a molti, non soltanto al presidente della Camera ed ai nanetti di cui parla il prof. Sartori.

Questa sera Berlusconi ha attaccato Casini. Lo ha accusato di aver «ucciso» la Casa delle Libertà. Per essere anche Casini uno di quei «nanetti» che proliferano pure a destra, beh non sarebbe stata un’impresa da poco. Ed infatti il Cavaliere teme che tra amici del Biancofiore possa esistere una solidarietà capace di spostare Casini nel Pd come già avvenuto per Follini.
Va a finire che la vera Biancaneve da avvelenare nella nostra favola suggerita dallo scritto di Sartori, è proprio lui, il Pierferdy, bolognese come il Professore, ex democristiano come Prodi, giovane di belle speranze come Veltroni.
A questo punto sembra di essere entrati in una di quelle storielle che si dicevano da «Grand Hotel», dal titolo di un settimanale celebre per i suoi fotoromanzi. Stesso clima, stessa sceneggiatura, stessa finzione.
Non c’è nulla di nuovo in queste parole di Berlusconi. L’elenco dei «cumunisti» si è allungato, ma era da prevedere. Vi compare anche il nome di Casini, con la profezia che il Signore di Arcore ha fatto: la «Cosa bianca» di Casini finirà prima o poi a sinistra.

Una di queste mattine Silvio si sveglierà e interrogando lo specchio («Specchio delle mie brame, chi è il più votato del reame?»), terrà un applaudito comizio: «Chi parla di Popolo è il solito compagno erede di Lenin, Stalin, Togliatti e Prodi».
Poi vide un suo manifesto sul suo «Partito del Popolo». E cercò la mela avvelenata da portare all’on. Casini. Cala la tela.

RIS/posta
Ringrazio gli amici intervenuti nelle ultime ore a commento del post precedente: mi lusingano e commuovono le loro parole di stima e di affetto. Grazie dunque ad Irene Spagnuolo e ad Anna Rosa Balducci.
Per Emilio, aggiungo anche che non vedo in Italia gravi minacce laiciste. Ce ne potevano essere un tempo, nell’immediato dopoguerra, ma Togliatti risolse il problema inserendo i patti lateranensi (fascisti) nella Costituzione repubblicana.
Oggi c’è in giro una stranissima aria che suona una presa in giro sia per il pensiero laico sia per quello cattolico apostolico romano. (Leggere «Fratelli d’Italia», un volume recente di Ferruccio Pinotti.)
Se ad un convegno massonico sull’eutanasia interviene un personaggio di spicco «amico fraterno» dell’organizzazione promotrice, e nello stesso tempo (futuro) diacono di un sacerdote (oltretutto sotto indagine giudiziaria), beh, c’è forse più da ridere che pensare a serie minacce laiciste…
Bisognerebbe rileggere le pagine di don Francesco Fuschini sull’umanità ed onestà intellettuale dei poveri «mangiapreti» romagnoli d’un tempo che lo avevano aiutato, lui povero figlio di un fiocino delle valli ferraresi, a pagare la retta del seminario. Quei «mangiapreti» che onoravano i loro avversari dedicandogli persino un tipo particolare di minestra o pasta (come dicono i più raffinati), chiamata «strozzapreti».

Un appunto extra-vagante. Un mio illustre concittadino, Achille Serpieri (1849-1909) sintetizza così il suo «credo», in chiusura delle proprie memorie: «Vuoi vivere e star bene? / Passa il tuo tempo nelle Sacrestie, / E grida sempre viva Papa, Re, e le Spie». Serpieri sì che era un laicista. Ma quanta ragione aveva. E soprattutto ne ha ancora oggi. Parola d’onore, ve lo garantisco.

Fonte

Biancaneve e Biancofioreultima modifica: 2007-12-05T19:05:12+01:00da rimino
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