Certe nonne

Stampa221107 Edmondo Berselli nel suo ultimo libro, «Adulti con riserva», fa una gustosa ricostruzione autobiografica ed un brillante affresco dell’Italia nei primi anni Sessanta.
Ci sono due passi che desidero riprendere, ricollegandomi al post di ieri, «Stato e Chiesa».
Eletto papa Montini, la nonna materna di Berselli, «vecchia socialista timorata di Dio, andò apposta a confessarsi dal parroco in persona per confidare che la addolorava molto, il signor parroco non aveva idea di quanto le dispiacesse, ma questo papa non le piaceva proprio, e non sapeva che farci» (pag. 52).

Poche righe dopo, nella pagina successiva, Berselli parla in prima persona di un mese mariano e di un frate predicatore che dal pulpito tuonava contro le tentazioni moderne offerte ai giovani. Gote accese ed occhi infiammati il frate si lancia «in un’intemerata contro i peccatori moderni, i nuovi eretici», individuando la causa di tanto scandalo nella «fotografia di quello sgorbio ermafrodito e rosso… Rita Pavone!» posta al luogo dell’immagine della Vergine nelle camerette dei ragazzi, sopra i loro letti.

Ecco. Davanti ad episodi come questi, possiamo immaginarci le reazioni dei teologi ufficiali, cioè quei tipi che «giudicano e mandano» all’Inferno un po’ come Giuliano Ferrara dai suoi pulpiti cartacei e televisivi.
Una severa punizione corporale alla nonna timorata di Dio ma socialista, alla quale non piaceva Paolo VI succeduto a quel buontempone di papa Roncalli. Il rogo per le foto scandalose della cantante tentatrice e corruttrice, secondo il frate predicatore.

Berselli scherza. Ma non troppo. Lo dimostra la perfetta ricostruzione storica che sulla «Stampa» di stamane fa Barbara Spinelli, nella seconda puntata della sua inchiesta sulla «Chiesa in Italia, oggi».
Non mi permetto di riassumere, cito un passo, a proposito del pontefice attuale: «Tanta inflessibilità non nasce tuttavia solo da sicurezza, come tutte le inflessibilità. È una forza che impressiona e trascina ma scaturisce da un pessimismo che in Benedetto XVI è profondo, e sul quale più volte viene richiamata la mia attenzione. I miei interlocutori mi parlano di vere angosce (alcuni usano la parola ossessioni) che non riguardano solo l’Italia».

Una postilla, che non vuole essere irriguardosa ed è senza alcuna pretesa da parte mia, magari intendetela soltanto quale riempitivo per arrivare alla conclusione…
Se le «angosce» fanno parte integrante della metafisica, le ossessioni sono un altro paio di maniche. Il teologo può essere angosciato? Ma direi proprio di no, sennò la speranza che virtù teologale è? Tanto meno può essere ossessionato, perché si finisce con l’accennare ad una patologia che contraddice il presupposto metafisico della teologia stessa (vedi la speranza di cui sopra).

Ed allora? Se la preoccupazione ‘romana’ è molto terra-terra («La Chiesa e le tentazioni del dopo-Dc», riassume il titolo dell’inchiesta di oggi), cioè riguarda come fare a raggiungere certi scopi che era più facile conseguire con lo Scudo crociato, non vedo motivi di preoccupazione alcuna.
Tra baciapile d’antico e nuovo stampo, teo-con in cui la fede è soltanto un trucco ridicolo per prender voti, con una opposizione che non c’è, con un giro di giochi di prestigio (e non nel senso morale di prestigio…) in cui nessuno sa più chi è, Roma non ha nulla da temere.

Hanno sfottuto Prodi perché si era definito «cattolico adulto». Oggi Spinelli spiega che «la parola era stata usata già nel ’65, ai tempi del Concilio Vaticano II».
A molti degli atei devoti e dei sepolcri imbiancati che pretendono di dettare le leggi in nome del Vaticano, bisognerebbe dire che è meglio essere cattolici adulti che adulteri, dato che essi (gli adulteri) vogliono imporre agli altri una morale che poi loro stessi non rispettano.

Certe nonneultima modifica: 2007-11-22T19:26:04+01:00da rimino
Reposta per primo quest’articolo