Antonio Rosmini

Rosmini Caro Antonio Rosmini,
adesso che siete stato proclamato beato, non possiamo più ricorrere a voi come esempio di contestatore e di teorico di quella «Chiesa dei poveri» che ha avuto un momento di gloria qualche decennio fa, senza che mai fosse fatto il vostro nome nelle pubbliche piazze.

Vi hanno inserito nel «sistema» (altra parola d’annata, se non pure dannata). Vi hanno messo tra gli insindacabili, voi che siete stato a modo vostro e per i tempi vostri un eccelso bastian contrario, sino al punto di meritare ben due condanne ufficiali da parte di Roma.
Aveva destato scandalo il vostro libro intitolato «Le cinque piaghe della Chiesa». Uno slogan per i posteri, quando telegraficamente (come si diceva una volta) si voleva riassumere una situazione che non piaceva o (altra espressione antica) «gridava vendetta al cospetto di Dio».
Adesso che «Le cinque piaghe della Chiesa» escono in edicola assieme al settimanale cattolico per antonomasia, come se si trattasse di un libro ultraortodosso alla Vittorio Messori, addio contestazione, addio ricordi di polemiche.
Quel «lo diceva Rosmini» che suonava elogio dell’eresia pura, adesso corre il rischio di diventare uno spunto per le dotte conversazioni di Giuliano Ferrara. Prima o poi, vedrete, anche voi sarete arruolato fra i suoi autori preferiti, per quel gusto che lo scrittore del «Foglio» ha nell’apparire paradossale e nello stesso tempo convincersi di avere sempre ragione.
Vi troverete in buona compagnia: vi faranno oggetto di dibattiti televisivi, e voglio vedere come se la caveranno le soubrette che discettano di tutto e di tutti. Forse sarà necessario spiegar loro che non è il caso di scomodare la loro intelligenza per arrivare sino a voi.
A loro non dovremmo raccontare che, dagli atti ecclesiastici della causa di beatificazione, risulta una frase vostra detta alla cognata, di ritorno da un pranzo: «Sono avvelenato». Non bisognerà dirlo neppure a Bruno Vespa, altrimenti correremo il rischio di avere tante puntate della sua trasmissione dal titolo: «Chi uccise Antonio Rosmini?». Dopo Cogne, Garlasco, Perugia, ci mancava pure il vostro pranzo in casa dei nobili Bossi-Fedrigotti, finito con un’acidità di stomaco che voi consideraste un attentato alla vostra vita.
Lo sappiamo. Ci sono ancora in giro testimoni della vostra epoca, pronti a dire a Bruno Vespa, che si trattò soltanto di un errore involontario del cuoco. Vi risparmiamo le spiegazioni. Voi di lassù le conoscete già. Aiutateci a non farle conoscere anche a noi.

Fonte

Antonio Rosminiultima modifica: 2007-11-18T18:12:41+01:00da rimino
Reposta per primo quest’articolo