Grande Massacro?

Poststampa3010 «Riflettere sulla maniera migliore di rinforzare la Repubblica, è un obbligo per tutti. Tutte le iniziative, di qualsiasi origine, sono legittime». Beh, non si parla dell’Italia. È un articolo de «Le Monde» di stasera, che riguarda i cugini d’oltralpe. L’ha scritto Didier Maus, presidente emerito dell’Associazione francese di diritto costituzionale.

Il tema interessa però anche noi. La promessa (la minaccia? l’incubo?) di una riforma della Costituzione gira da parecchio tempo sia sui giornali sia in àmbito strettamente politico, soprattutto partitico.
Vogliamo anche noi «rinforzare la Repubblica», per usare un verbo debitamente sospetto a causa di tanti motivi storici. Che furono alla base dei numerosi contrappesi studiati nella Costituzione del 1948.
Dopo 60 anni, le pericolose ombre di poteri troppo forti che allora si vollero allontanare dopo la disastrosa esperienza che aveva portato alla seconda guerra mondiale, sono svanite del tutto, o possono ancora far capolino da dietro l’angolo?

La prudenza della vecchia classe dirigente nei partiti, aveva radici ben salde in quel passato difficile da accantonare.
Poi sono venute due crisi parallele, la scomparsa dei gruppi dirigenti di alcuni partiti, travolti dalla corruzione (con la cosiddetta inchiesta di «mani pulite»); e la nascita di un partito-azienda con un capo-proprietario che annaspa ma riesce ancora ad occupare la scena, nonostante tutto e nonostante tutti i suoi amici-nemici. Che non ne possono più (in segreto).

Berlusconi è oggi “liquidato” da Giuliano Ferrrra in un’intervista a «Repubblica» con una dichiarazione che non lascia dubbi: la sinistra si muove, noi a destra «siamo fermi a Berlusconi».
Paradossale quel tanto che basta per lasciare intravedere una verità scomoda alla Cdl, Ferrara sembra però confidare troppo nella forza di Veltroni e caricare eccessivamente le tinte, quando parla pure di «ruiniani di sinistra»: il che sembra un bel contrasto logico, anzi teologico.
Ma si sa che Ferrara ama questi toni assurdi, non so quanto graditi sia a destra sia a sinistra, come quando definisce il sindaco di Roma una specie di copia conforme al «primo Silvio».

In effetti qualcosa accomuna Berlusconi a Veltroni, l’antipatia verso i giornali, come ha scritto  su «La Stampa» di domenica Lucia Annunziata: «Addossare alla stampa l’invenzione di difficoltà politiche che nella realtà non esisterebbero è infatti un trucco contabile della politica vecchio quasi quanto la stampa stessa».

Oggi invece Barbara Spinelli ha osservato, sempre su «La Stampa»: «Mai ho visto tanta gente uniformemente invocare la fine d’una legislatura, e volontariamente servire il disegno di chi parla di democrazia ma non ne rispetta la regolamentazione. Tra la strategia di riconquista apprestata da Berlusconi fin dal 10 aprile 2006 e quel che mi dicono oggi giornali e tv non riesco, per quanto ci provi, a scorgere più differenza alcuna».

Mentre in Francia il problema è rafforzare Stato e Costituzione, da noi sembra avviato alla fine un gioco al massacro che serve soltanto ad indebolire il quadro politico, rimpiangendo (udite, udite) addirittura (sono parole di Veltroni), le «belle interviste di Zaccagnini o di Berlinguer in tv. Ognuno esponeva le sue idee e i cittadini giudicavano non le urla che si sovrapponevano ma le parole e la sincerità di ciascuno».

Di questo gioco al massacro si preoccupa giustamente Barbara Spinelli: «Ho l’impressione di assistere a una sorta di disfacimento della democrazia rappresentativa, e di perdita di senso del voto espresso alle urne dagli elettori. Dalla primavera dell’anno scorso l’Italia ha un governo, scelto dagli italiani per la durata di cinque anni, che è stato messo in questione quasi fin dal primo giorno: non dagli elettori tuttavia, ma da un capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi, che il giudizio delle urne non l’ha mai accettato e che ogni sera da diciotto mesi annuncia a televisioni e giornali la fine di Prodi: prima negando i risultati, poi denunciando brogli, poi intimidendo i senatori a vita, poi appellandosi al cattivo umore della gente, in dispregio costante dei dettami costituzionali. Una strategia di delegittimazione del tutto anomala, ma che molto rapidamente è stata banalizzata e fatta propria da tutti coloro che fanno opinione, essenzialmente giornali e televisioni pubbliche oltre che private».

Grande Massacro?ultima modifica: 2007-10-30T18:39:56+01:00da rimino
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