Ulivo, anzi gambero

Prodiveltroni Va tutto bene nei conti post-elettorali. Anzi no. Ha ragione Luca Ricolfi sulla «Stampa» di oggi a parlare per Veltroni di una «rivoluzione di nascosto», confermando quelle perplessità espresse da Fabio Fazio, anzi quello smarrimento che anche Ricolfi in conclusione ammette di conservare.

E per quell’anzi no, vorrei aggiungere un aspetto che non vedo sottolineato. Dalle elezioni del segretario del Pd, da tutto il processo messo in atto prima della corsa elettorale, l’antico spirito dell’Ulivo ne esce rafforzato o diluito se non annullato?
L’Ulivo di Prodi aveva creato una coalizione con un leader di governo che non si identificava in nessun segretario di partito.
Oggi ci troviamo a dover fare i conti in casa per una bigamia politica o per due conviventi come li chiama Filippo Ceccarelli su «Repubblica».

Avremo prima o poi un leader di partito che tornerà a salire le scale di palazzo Chigi (se una coalizione di centrosinistra esisterà ancora e vincerà nuovamente, ammesso che il fattaccio non succeda prima). Veltroni segretario del Pd, e quindi capo del governo. Addio spirito originario dell’Ulivo.

Aldilà del folclore, delle cronache e dei fatti quotidiani, l’esperienza ulivista si è conclusa domenica scorsa. Quello che ci aspetta, forse non lo sa neppure Veltroni. Forse un giorno si renderà conto che molti dei suoi non sono di quella sinistra (nuova, vecchia, riformata o riformista) che lui descrive, sogna o progetta, bensì provengono da un mondo molto moderato, quasi fermo se non in retromarcia sui problemi fondamentali da affrontare.
Per cui ci si interroga sul motivo per il quale non siano andati a fare combriccola con altri partiti più adatti alle loro posizioni, piuttosto che aderire ad un progetto «di sinistra» come il Pd. A meno che le parole abbiano perso ogni significato, ma bastava dirlo.
Veltroni sarà più o meno moderato di Rutelli? Dalle parole ai fatti. Chi dei due si stancherà prima dell’altro?
Anche in politica serve realismo come nella vita. La favoletta dei due cuori e una capanna, va bene per un mese di ferie. Dopo arrivano i primi freddi, e la capanna non basta più. Per cui anche i due cuori entrano in crisi.
In politica si può parlare di «cambiamento» per qualche giorno, per la luna di miele della vittoria. Poi dopo occorrono i fatti. In fretta.

Antonio Montanari

Foto Panorama

02veltroni02g Dunque, la parola d’ordine per Veltroni è «innovazione». Auguri. Ma si ricordi il segretario del Pd che deve rispettare la promessa. Se, come osservano i commentatori sui quotidiani di stamane, la voglia di politica dimostrata ieri è la negazione dell’«antipolitica» paventata o ipotizzata nelle settimane passate, non c’è nulla di peggio di una delusione dopo uno slancio generoso (almeno stando alle cronache di queste ultime ore).

Ha osservato Federico Geremicca sulla «Stampa» di ieri che «il grande successo delle primarie aiuta a ridimensionare il cosiddetto fenomeno dell’antipolitica».
Ha scritto Ezio Mauro su «Repubblica» che il voto «separa la protesta di questi mesi dalla sua frettolosa definizione: non era antipolitica, infatti, ma richiesta di una politica “altra”, radicalmente diversa».

Dunque, la responsabilità di Veltroni è ancora maggiore perché una delusione sarebbe catastrofica non per lui ma per il Paese.
Aggiunge Mauro che «nel cosiddetto popolo della sinistra c’è ancora una disponibilità alla speranza, a ripartire e a riprovare».
Il problema è che non sappiamo quanti globuli di sinistra siano capaci di sostenere la circolazione del sangue nel nuovo partito. Cioè quanti saranno gli eletti veramente «di sinistra» messisi nelle liste sotto l’ombrello di Veltroni. Ci vorrà del tempo, ma ci accorgeremo che anche la lista Veltroni vincitrice, soffre di anemia. E non vi è nulla di più drammatico di un leader forte e di un sèguito in periferia che non ha le sue stesse intenzioni, origini e mete.

Antonio Montanari

Ulivo, anzi gamberoultima modifica: 2007-10-16T10:38:36+02:00da rimino
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