Servo dei padroni? ma mi faccia il piacere!

BassettiNell’intervista a Piero Bassetti, pubblicata da «La Stampa» ieri, si legge che i blog «rappresentano oggi un po’ quello che per noi una volta si diceva ‘Radio serva’…».
Di recente è uscito un bel libro di Robert Darnton, «L’età dell’informazione. Una guida non convenzionale al Settecento» (Adelphi, 26,50 euro), un cui capitolo è dedicato alla diffusione delle notizie a Parigi.
Dove attorno all’albero di Cracovia, un castagno che doveva il suo nome forse alle discussioni accesesi alla sua ombra durante la guerra di successione polacca tra 1733 e 1735 (p. 42), si radunavano le più svariate persone, tra cui anche i servitori che divulgavano notizie segrete sul conto dei loro padroni.
Queste voci pubbliche («bruits publics») non erano del tutto trascurate se all’albero di Cracovia i diplomatici stranieri mandavano loro agenti a raccogliere o seminare notizie… (p. 43).
Come si vede, alla fine della storia, anche servi e serve svolgono un loro ruolo. Così speriamo di noi blogger.

Servitori Caro Max Giordani, non potendo sapere nulla di me, lei giudica graziosamente partendo da suoi convincimenti personali che ovviamente non si cura di verificare se corrispondano ai fatti.

Uno dei suoi convincimenti personali di fondo è il pregiudizio che io sono evidenziato nel blog dai padroni perché sono un loro servo.

Lei trova conferma nella sua opinione partendo dal fatto che io non ho partecipato alla disputa riguardante la presunta «denuncia» contenuta in un blog poi censurato dalla proprietà.

Le confesso: se fossi stato io il direttore di un giornale internettiano come in fin dei conti sono i nostri blog, non avrei pubblicato quel testo.

Se uno scopre degli illeciti, si rivolge alla magistratura. Punto e basta. Se lei prima di scrivere che sono un «servo dei padroni» avesse letto un mio commento di due giorni fa ai lettori intervenuti sul post «Tasse. Che predica!», avrebbe avuto valido ed esauriente motivo per meglio comprendere il carattere alquanto anarchico e ribelle del sottoscritto, sin dai più teneri anni.

Per non affaticarla troppo chiudo qui, e mi scusi se mi autocito riproducendo nuovamente quel commento. Non spero di convincere nessuno, comunque debbo riconoscerle un primato: lei è l’unico che in 48 anni di attività pubblicistica mi ha giudicato un «servo».

Non è un primato da poco, il suo. Che poi sia una frase ridicola (non penso nemmeno diffamatoria, date le circostanze estive che le offrono tutte le attenuanti), è un discorso che trova analogie con l’invidia di un illustre collega che, leggendomi sempre su questo blog, mi ha detto l’altra settimana: «Per forza ti segnalano, citi sempre la Stampa!».

Superior stabat lupus…

Saluti ed auguri: pulisca le lenti degli occhiali, e si sostenga con cibo acconcio, magari con la nostra piada. Tiro le orecchie anche all’esperta amica Cristella: di questa «piadina» vezzeggiata dalla pubblicità non c’è testimonianza nelle tradizioni romagnole.

È un pane ruvido, nato nei primi giorni di vita del mondo in Africa, ruvido come noi romagnoli, capaci di ridere anche quando qualcuno vuole offenderci, come ha cercato di fare (sbagliando obiettivo e sistema) il signor Max. Auguri per battaglie con migliori risultati.

Ecco il mio commento di cui dicevo e che ripubblico, onde il predetto signor Max possa capire che se lo avesse letto non avrebbe avuto la possibilità di pensare quello che ha pensato.

Si legga anche le pagine indicate dai link… sopra un sito intitolato “Appestato”!!

Guardate, cari amici: nello scorso mese di marzo, un quotidiano locale (di Rimini) ha scritto un articolo contro di me, perché qualcuno in «quegli» ambienti non gradisce le cose che produco. O che producevo.

L’occasione è stato un pezzo pubblicato un anno fa sul settimanale diocesano di Rimini, dove raccontavo di una biblioteca francescana posteriore al 1430.

A quel settimanale ho collaborato per 24 anni, tenendo una rubrica che poi ho cominciato a pubblicare anche su questo blog, quando l’ho aperto a dicembre 2005.

Il mio articolo sulla biblioteca francescana è stato definito da un anonimo che so però chi è, una bufala. Invece esistono da cinque secoli documenti precisi e ben noti. Ovvero l’articolo non fa una grinza. Tanto è vero che in altro luogo ho chiesto per questo anonimo il «trattamento sanitario obbligatorio» per i disturbati mentali.

Orbene, l’anonimo è semplicemente manovrato da persone che non vogliono tra i piedi (leggi: in città) persone indipendenti e disposte a dire la propria opinione controcorrente senza lasciarsi intimorire.

L’anonimo è conosciuto dalla redazione di quel giornale che lo ha presentato con un ‘nome de plume’, spacciando la sua mail per una pubblicazione a stampa…

Il giornale dove l’articolo era apparso NON mi ha offerto il diritto di replica. Perché? Semplicemente non si potevano disturbare i manovratori che avevano ordito la trama contro il pezzo sulla biblioteca francescana, utilizzato come cavallo di Troia per colpire chi stava sullo stomaco o su qualche altra parte del corpo in certi ambienti o tra certe persone potenti.

Tutta la documentazione, si legge qui:

http://digilander.libero.it/appestato.am/storia/rimini.biblio.malat.html
http://digilander.libero.it/appestato.am/rimini/personale.html

Le informazioni qui contenute sono ovviamente riservate: non diffondetele in giro, ci possono essere delle persone vendicative pronte ad agire… Acqua in bocca!!!

 

Servo dei padroni? ma mi faccia il piacere!ultima modifica: 2007-08-04T19:20:26+02:00da rimino
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