Giornalismo e politica a Rimini in crisi

Il cane da guardia.
Giornalismo e politica a Rimini in crisi.

Lettera a “il Ponte”, 7 dicembre 2013
Caro Direttore don Giovanni Tonelli,
il tuo editoriale apparso nel “Ponte” dell’8 dicembre scorso, lancia un giusto ed onesto allarme sulla crisi di Rimini.
Fonte bene informata mi spiega che la “situazione” dell’aeroporto di Miramare era nota agli addetti ai lavori già da sei anni. Noi “semplici cittadini”, come recitavano le cronache politiche di un tempo, abbiamo smesso da parecchio di meravigliarci, non perché dotati di particolare sensibilità, ma soltanto in virtù del fatto che alla favola della cicogna non abbiamo mai creduto. Né ci crediamo soprattutto ora.
Un Comune come Rimini, che per la prestigiosa carica di Assessore alla Cultura va in prestito a Cesena onde trovare una persona degnissima, racconta forse in maniera trascurata ma efficace una certa visione del Mondo che non è considerata meritevole di attenzione.
All’inizio di questo secolo XXI, a Rimini si facevano grandi (e strani) progetti, proprio mentre da molto lontano arrivavano chiari segnali della crisi economica mondiale incipiente, che ora ha ridotto noi italiani come dei naufraghi senza scialuppa di salvataggio. E a chi, come il sottoscritto, ne scrisse qualcosa sopra un quotidiano locale, arrivò la risentita risposta politica che rivendicava, con elegante ma sovrabbondante retorica, l’inconfessata superiorità della classe dirigente amministrativa che si autoproclamava unica depositaria della funzione di decidere.
L’aumento dell’astensionismo alle urne, e quelle forme partitiche classificate con la controversa etichetta di “populismo”, confermano un unico dato di fatto: i cittadini non riescono più a sopportare (“digerire”) questi politici, con una giudizio sommario che fa di ogni erba un fascio, in una notte scura in cui tutte le vacche sono nere.
Ma è colpa dei cittadini o colpa dei politici che hanno servito a tavola cibi indigesti al punto che l’inventore della riforma elettorale appena bocciata dalla Corte Costituzionale, l’aveva definita una “porcata”? Veniva allora, e viene ancora, facile il gioco di chiedersi se quella etichetta fosse una specie di autobiografia volontaria, confessata per orgoglio di appartenenza ad una certa linea politica.
Hai molta ragione, caro direttore, nel sottolineare, chiudendo l’editoriale, questi aspetti: 1) individualismo dei riminesi, 2) furbizia di certe persone o gruppi, 3) loro recita pubblica, litigando soltanto sui giornali locali (secondo la vecchia lezione dei proverbiali “ladri di Pisa”).
L’ultima tua annotazione (“Ognuno però ha il peso di una classe politica che si merita”), centrando il tema con efficacia, abbisognerebbe di un approfondimento che lo spazio non ti permetteva.
Anche tu credi che la libera stampa sia il cane da guardia della democrazia. Per questo, quel cane non deve abbaiare alla luna, ma deve registrare ed illustrare, giorno dopo giorno, tutto quello che non va, senza guardare in faccia a nessuno.
In tempi in cui la crisi della stampa tradizionale fa temere la scomparsa dal formato di carta per molte testate, facendole rifugiare nel mondo del web, occorrerebbe che la gente comune sentisse il bisogno di un’informazione indipendente (come quella che dimostra il tuo fondo), affiancandosi con un sostegno economico al giornale che legge.
Il quale sostegno dovrebbe garantire al cane da guardia il cibo che altrimenti sarebbe costretto ad attendere da altre mani. Un cibo che, se offerto gratis, sempre contiene delicati e dolci sonniferi perché poi il lettore, alzando gli occhi attorno a sé, non veda quanto accade.
Cordiali auguri a tutti.
Antonio Montanari

Giornalismo e politica a Rimini in crisiultima modifica: 2013-12-07T16:07:03+01:00da rimino
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