Due a zero

Napolitano e Fini uniti da De Nicola contro il “particulare” della politica del cavaliere

 

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Il monarchico Enrico De Nicola che fu primo capo dello Stato (capo “provvisorio”), è stato commemorato a Napoli da Gianfranco Fini. Che lo ha preso ad esempio per un modello di quella coesione nazionale di cui si sente oggi il bisogno.

C’è qualcosa di grande e vero nel ricordo dei personaggi del passato, ma c’è anche la tristezza di dover dire, oh mio Dio quanto siamo caduti in basso, ovviamente senza riferirci né a Fini né a Napolitano in primis.

Napolitano, che quei tempi li ha vissuti, ha detto: “Senza l’apporto risolutivo di Enrico De Nicola è difficile immaginare quale avrebbe potuto essere la sorte del Paese sconfitto e diviso”.

Un discendente di casa Savoia che oggi fa il clown in tivù forse è l’immagine più vera dei nostri tempi, con un presidente del Consiglio che all’estero considerano un buffone (“Da eroe a buffone” ha intitolato di recente il “Times” di Londra…).

Il monarchico De Nicola tenne a battesimo la Repubblica, ma nessuno lo aggredì mai rimproverandogli la scelta al referendum istituzionale. Attorno  a lui si formò una leggenda che ne sottolineavano il carattere difficile e l’attenzione al rispetto delle regole. Non per nulla Napolitano ha citato il “formalismo” rimproverato a De Nicola, difendendolo come “correttezza e rigore nell’esercizio del proprio ruolo e dei propri poteri”.
In una parola era la dignità del servitore dello Stato che si traduceva nel rispetto delle regole comuni.

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Nella foto, a sinistra, Alcide De Gasperi che è stato capo dello Stato dal 12 giugno 1946 al primo luglio quando subentra De Nicola (a destra) eletto il 28 giugno, ed un giovanissimo Francesco Cosentino, segretario generale della Camera dei deputati, qui ritratto al centro dell’immagine.

[05.01.2010, anno V, post n. 5 (1096), © by Antonio Montanari 2010. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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Due a zeroultima modifica: 2010-01-05T17:44:09+01:00da rimino
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