Nell’articolo, sul tema si richiama un recente rapporto dell’Ocse. L’Ocse da circa mezzo secolo ripete le stesse cose sulla scuola italiana che non va (cercate negli archivi, e vedrete che ho ragione).
Gavosto propone: “Pagare di più gli insegnanti migliori”. Anche l’idea è vecchia come il cucco. In questo Paese in cui il leccaculismo politico-sindacale e le protezioni da compagnucci della parrocchietta non tramontano mai come regola suprema del vivere civile, a chi toccherebbe stabilire la graduatoria dei meriti per concedere gli aumenti di stipendio?
A quelli che una volta si chiamavano i presidi, avvezzi a controllare la situazione dell’Istituto attraverso le spiate dei “bidelli” mandati a controllare anche le necessità fisiologiche del corpo docente?
Stamani su “Repubblica” si riportano queste parole del sen. Ignazio Marino: “Possibile che ci siano 208 mila precari della scuola, soprattutto donne e di età media di 40 anni, e nessuno ne parli?”.
La ministra Gelmini che ne dice? Ha ragione quando sostiene che la meritocrazia è indice di democrazia. Allora ci spieghi, come mai leggiamo sempre sul “Corrierone” (prima pagina) questi titolo: “Addio Italia, la ricerca è malata. Va a Boston la studiosa (precaria) che scoprì i geni del linfoma”. Signora ministra la democrazia non è come lei crede uno slogan, è “sostantia rerum rei publicae”.
Contravvengo al silenzio-stampa chiesto dal presidente della Repubblica in occasione del G8. Sono polemico, prima e dopo i pasti vostri, signori politici che avete rovinato la scuola pubblica ma finanziata quella privata per non ricevere scomuniche vaticane.
[29.06.2009, anno IV, post n. 185 (905), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]
Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it