Caro presidente Napolitano

Napolitano

Caro presidente della Repubblica. Lei ha giustamente detto che le istituzioni repubblicane vanno rispettate. E’ stata una risposta diretta alle parole di Fini, secondo cui nell’ora presente “è a rischio la fiducia dei cittadini nelle istituzioni” medesime.

Il guaio è che noi abbiamo tra i ministri persone che nessun rispetto nutrono verso le istituzione repubblicane di cui stiamo parlando.

I miei tre quotidiani di riferimento hanno così presentato le sue parole. “Corriere della Sera”: “Crisi della politica, non della democrazia”; “Repubblica”: “Crisi della politica, non delle istituzioni”; “La Stampa”: “Non vanno confuse crisi della politica e della democrazia”.

Scusi, presidente, se semplifico. Dunque, politica in crisi, ma istituzioni e democrazia in buona salute. La conclusione o diagnosi mi sembra più un auspicio che un ritratto fedele della realtà politica italiana. La “democrazia” non è un automa ben oliato e conservato in garage o in soffitta al riparo dalla tempeste. La “democrazia” è fatta di politica. Se è malata la seconda, s’infetta anche la prima. La “democrazia” non è un’astrazione che possa essere congelata e conservata indenne dalle malattie della politica. Lei è un uomo avveduto e di cultura, e sa che sempre nella storia del Novecento la crisi delle istituzioni ha provocato la morte della democrazia.

Permetta una confidenza sincera, credo lecita da cittadino a cittadino. La sua distinzione così sottile mi sembra molto simile a quelle dell’antica cultura religiosa dei padri gesuiti, e per arrivare a tempi più vicini a certe “lezioni” togliattiane che cercavano di mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa, magari ispirandosi alla filosofia tedesca.

Lei, presidente, in altra circostanza ha ricordato un grande giornalista, Mario Melloni, il “Fortebraccio” corsivista dell’Unità ai tempi della guerra fredda. Ha definito la sua satira come “battagliera, a volte feroce, mai volgare”.
In politica la volgarità è l’intolleranza. E Fortebraccio fu molto intollerante. Ha ragione PG Battista che sul “Corrierone” di oggi conclude che se Fortebraccio avesse vinto, “i corsivisti d’opposizione non sarebbero più esistiti”.

Presidente tanti auguri a lei, ed anche a noi poveri italiani dissenzienti, considerati sempre deficienti perché non obbediamo al potente di turno. Dicevano ieri che eravamo fascisti, perché non sfilavamo dietro le bandiere rosse. Oggi ci danno dei comunisti perché critichiamo un ministro della Repubblica che fa il saluto romano.

Siamo orgogliosi del nostro dissenso. E’ stata l’unica strada che ha permesso di non finire soffocati dall’arroganza dei partiti, anche quando hanno tentato di rovinarci in nome di Dio, della Santa Fede e della Democrazia (cristiana) per povere opinioni innocenti espresse con ogni rispetto del pluralismo dell’informazione.

Oggi siamo tornati al pensiero unico. Presidente, difenda le istituzioni e cerchi se possibile di curare la politica. Certo che ogni “lodo Alfano” è terribilmente minaccioso per la salute della democrazia, e non soltanto della politica.

Se come ci hanno insegnato “nomina sunt consequentia rerum”, non basta parlare di democrazia in astratto, bisogna che essa sia realizzata dalla politica. E se la politica è in crisi mica c’è da stare tanto allegri.

Caro presidente Napolitanoultima modifica: 2009-06-27T18:03:00+02:00da rimino
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