Segnali di fumo

Tremonti070309bis “La crisi si aggrava” dichiara il presidente della Repubblica. E’ una risposta (diretta) al capo del governo che sui giornali di oggi campeggia con il severo monito: la crisi non è né tragica né definitiva.
Berlusconi si rivolgeva agli “operatori dei media”, ma il suo segnale di fumo era diretto al ministro Tremonti. Il quale ieri non aveva scherzato nelle dichiarazioni riportate dai quotidiani: “Il 2009 andrà peggio del 2008”. Sarà un anno terribile, aveva detto il ministro.

“Noi lo sapevamo già”, ha commentato Massimo Giannini su “Repubblica”. Forse questa frase di Giannini ha mandato su tutte le furie Berlusconi.
Il suo ministro che dice le stesse cose del massimo giornale d’opposizione, dev’essergli apparso un peccato contro natura. Di quelli che gridano vendetta al cospetto della corte di Arcore.

Un serafico Romano Prodi sul “Corrierone” aveva detto alcune cosette scottanti, dalla cronaca di un lezione tenuta ad Oxford.
I tempi sono terribili, la via d’uscita è lontana; la democrazia si basa sull’antitrust; un governo saggio fa la lotta all’evasione fiscale e tiene unito il Paese con l’equità fiscale; e poi, dulcis in fundo, non sappiamo creare una classe dirigente.
Su questo ultimo aspetto, la parabola del c’erano una volta le cellule del pci e le parrocchie per la dc, non è altro che una denuncia di un vuoto politico riempito da chi non è sceso in politica per servirla ma per servirsene.

Alle ondivaghe posizioni del “ritardatario” Tremonti (“Ora che bisognerebbe essere più elastici davanti alla crisi, riscopre il rigore”, disse S. Gozi), corrispondono posizioni altrettanto oscure e misteriose del ministro Brunetta.
Il quale avrà sì la sua Titti da esibire come trofeo d’Amore (notoriamente cieco), ma quando tratta d’economia lascia senza fiato. Come se, invece di parlare lui, si spogliasse lei in tutta la sua statuaria avvenenza.Brunetta_e_titti
Brunetta ha detto al “Corrierone” di oggi: “Il sommerso è un grande ammortizzatore sociale”.
Se ai nostri giovani nelle università s’insegnano tale teorie, possiamo ben rattristarci. In politica c’è sempre la speranza che dalle urne esca qualcosa di diverso. Da teste indottrinate malamente non si cava nulla.

Il discorso andrà applicato anche alla Sinistra. Ieri “Repubblica” ha relegato a pag. 35, sotto l’infuocato editoriale di Giannini che abbiano ricordato sopra, un breve, illuminante articolo di Nadia Urbinati. Intitolato non per nulla “Le colpe dell’opposizione”.
Dopo la domanda retorica se i leader della sinistra avevano mai letto Locke o Montesquieu, appare una dura ma condivisibile sentenza: “La sinistra è stata ridotta a un’ombra di se stessa”, “un guazzabuglio degno di un apprendista stregone”, per cui dal suo “centro” non “potrà venire il rinnovamento”.
Conclusione: l’opposizione ha “la responsabilità di contribuire a fare del paese una dittatura eletta”.

Tempo fa parlammo qui di “miti (s)finiti”. I fatti ci hanno dato ragione. Veltroni ha salutato, Di Pietro è stato oscurato prima dalle note questioni interne al suo partito ed alla sua famiglia, poi dal successore di Veltroni, Franceschini. Che in poche mosse ha messo in imbarazzo governo e vecchia opposizione, dando a quest’ultima una spinta che non potrà essere facilmente arrestata da ciance compromissorie e da ammaestratori di serpenti in libera uscita.

Trionfa così la vecchia via emiliana alla democrazia, essendo Franceschini allievo di quello Zaccagnini che rimanda anche alla storia della Resistenza, in un Paese in cui, ai bilanci morali, sono stati sostituiti quelli degli affari personali di chi ha preso di potere e poi lo ha gestito soltanto a proprio uso e consumo.

Dunque, dai miti sfiniti ai miti finiti. Si riparte non da zero, mentre l’orizzonte economico è sempre più scuro. Non basta che Tremonti dica: l’avevo previsto. Bisogna che faccia qualcosa. Ed in simili emergenze il governo deve essere consapevole più che mai di un principio elementare: cioè che esso è deputato a reggere l’intero Paese, non è soltanto l’espressione della maggioranza che lo ha eletto.
Quindi non potrà più sostenere di volere dialogare soltanto con chi gli aggrada, non con “questa” sinistra, eccetera.

Sinora Berlusconi ha voluto fare tutto lui, i due poli del parlamento, una specie di ermafroditismo costituzionale che non sta né in cielo né in terra.
Mentre nel nome del dispetto verso la democrazia si vogliono bruciare 400 milioni differenziando la giornata elettorale da quella referendaria.
E’ una proposta illogica, immorale ed irresponsabile. Mancano i soldi per tutto, ma non per soddisfare le voglie illiberali di Bossi e compagnia. Ma di tutto ciò il capo del governo non si rende conto. Come dice Franceschini, Berlusconi vive “chiuso nel suo bunker dorato”.
Dove usa soltanto il dizionario dei sinonimi per cercare l’aggettivo meno agghiacciante per descrive una situazione economica agghiacciante. Ma come si diceva tanto tempo fa, i nomi sono una conseguenze delle cose. Prima o poi la gente se ne accorge. Non è colpa dell’astronomo se cadono le stelle. Ed è inutile consultare gli astrologi.

[07.03.2009, anno IV, post n. 69 (789), © by Antonio Montanari 2009. Mail]

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Segnali di fumoultima modifica: 2009-03-07T18:46:50+01:00da rimino
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