InCuria romana

Papa04022009 Proviamo a rileggere il caso del vescovo lefebvriano Richard Williamson non alla luce degli ultimi inevitabili sviluppi (dovrà ritrattare le sue dichiarazioni negazioniste della Shoah), ma in relazione ad un episodio accaduto giusto due anni fa. Gennaio 2007, Stanislaw Wielgus è nominato dal Vaticano arcivescovo di Varsavia.

Salta poi fuori che il prelato è stato negli anni della guerra fredda un informatore della polizia segreta comunista. Il Vaticano fa marcia indietro. Wielgus è costretto ad ammettere le sue responsabilità. Ed a dimettersi. Arcivescovo di Varsavia è  nominato Kazimierz Nycz.

La colpa di tutta la vicenda fu data a Wielgius, come si lesse in un sito vaticano ufficioso: «Il vescovo ha assicurato tutti, Santo Padre compreso, che non aveva collaborato con i servizi comunisti e non aveva fatto del male a nessuno» (22 gennaio 2007).

Anche Bruno Vespa aveva incolpato Wielgus per salvare l’onore del Vaticano. E per dimostrare che in Italia, alla tivù, si scambia sempre l’informazione con la predica. Di pensiero diverso fu lo stesso Wielgus. Che aveva detto al papa, sono sue parole, di essere stato coinvolto “con i servizi di sicurezza dell’epoca che operavano in uno stato totalitario e ostile nei confronti della Chiesa”.

Alla fine risultò chiaro che nella Curia romana avevano agito in modo confuso. Allora ci chiedemmo: “è colpa di Benedetto XVI oppure si tratta di un tiro mancino della Curia ai suoi danni?”

Ora, per il vescovo negazionista, la domanda resta sempre valida. Con l’aggravante di una conferma autorevole: il cardinal Kasper, presidente della commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo, ha parlato di “errori di gestione della Curia”. Quindi non è illecito sovrapporre gli “errori” del 2009 a quelli ricordati del 2007. Anzi facendo la loro somma, si ha uno quadro molto sconfortate degli uomini che circondano il papa.

Due anni fa mi chiedevo: dove la disinformazione si ferma e non si trasforma in uno strumento di pressione politica ben mirata verso scopi altrettanto ben precisi?
Mi ricollegavo alla presenza nell’estate 2006 a Rimini al Meeting ciellino della cosiddetta “fonte Betulla”, ovvero il giornalista Renato Farina.

Disinformazione e pressioni politiche sono state presenti sin dall’inizio anche nel caso Williamson. Quello che gli si chiede oggi (ritrattare le sue dichiarazioni negazioniste della Shoah) andava fatto prima, molto prima di tutta la riabilitazione dei lefebvriani.

Il papa il 28 gennaio ha detto tardivamente “No al negazionismo ed al riduzionismo”. La patata bollente del Concilio Vaticano II da far accettare ai lefebvriani, e la drammatica situazione di loro esponenti che negano la Shoah o sostengono esser state le camere a gas  “usate per disinfettare”, non potevano essere rimandate al “dopo-perdono” come è stato fatto. La colpa di chi è? Qualcuno in Curia ha ingannato il papa tacendogli particolari essenziali del “fascicolo”? Il ricordo del caso Wielgus allunga ombre inquietanti sui sacri palazzi.

[04.02.2009, anno IV, post n. 40 (760), © by Antonio Montanari 2009]
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InCuria romanaultima modifica: 2009-02-04T18:04:00+01:00da rimino
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