Terzo occhio e quarto potere

Proposta

Dovremmo cominciare a discutere di cose italiane prescindendo dal “terzo occhio” straniero, proprio in virtù di quello che Barbara Spinelli scrive oggi nel consueto editoriale su “La Stampa”.
Ovvero che “può anche essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è meno fasciato da bende linguistiche patrie”.

Ma dovrebbero essere i grandi commentatori come Spinelli a stimolare i loro giornali a dar voce a chi rifiuta le “bende linguistiche patrie” e parla fuori dei denti. Oggi ci sono anche i blog. Ma per che cosa (pigrizia o gelosia professionale) la carta stampata non ospita qualcosa di quanto i blog producono?

L’”Economist” (a proposito dell’opposizione all’amatriciana del Pd, ovvero all’insegna del “volemose bene”, che non poteva fingere di recitare “all’inglese”), racconta verità talmente ovvie da apparire folcloristiche.

Sia in campagna elettorale sia oggi, l’informazione nazionale è legata allo “spettacolo”, all’intervista ed a ciò che una volta si chiamava il “colore”.

Non si racconta il Paese reale, se non dove succede il delitto ‘politico’ o l’arresto ‘eccellente’ che pesano “come macigni” nelle cronache. E tutto il resto è noia. Ovvero non degno d’attenzione e di sottolineatura.

Così, allegramente, il nostro Paese naufraga tra i sorrisini di compassione del solito corrispondente straniero che scriverà: “Noi ve lo avevamo detto…”.

Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei Grandi Giornali di non essere il “quarto potere”.

Le analisi dei commentatori illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria filosofica. Mai nessuno di loro parla dei fatti nazionali o locali: accordi sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze con grembiulini di nessun valore né politico né scientifico aldilà del loro “particulare”, favoritismi, mecenatismo peloso, strizzatine d’occhio, parcelle d’inutili consulenze, concorsi organizzati “ad personam”…

Ma così, in questo silenzio da allegro naufragio, il Paese è andato alla deriva, verso Bossi e Berlusconi, e corre il rischio di finire in malora. Sullo sfondo si ascoltano soltanto le orazioni funebri, altisonanti, solenni ed inutili. Ha concluso Barbara Spinelli che avidità e conformismo vietano oggi in Italia di comprendere il primato della legge.

Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto potere del “tribunale della pubblica opinione”. Che “esiste in ciascheduna nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle leggi, de’ ministri e de’ re […]”, e che opera con un solo mezzo, la “libertà di stampa” (G. Filangieri, “Scienza della legislazione”, 1782-86). A questa “libera stampa” occorre oggi appellarsi. 

[Anno III, post n. 192 (569), © by Antonio Montanari 2008]

gruppobloggerlastampa

Terzo occhio e quarto potereultima modifica: 2008-06-22T18:06:59+02:00da rimino
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