Montanelli, il bugiardo

333pxindromontanellilettera22Bugie a fin di bene, insomma, quelle di Indro Montanelli, spacciate come verità e dette soltanto con un nobile scopo: salvare l’Italia e quella sua certa idea di politica che non piaceva agli altri.

Questo è in pillole il commento che Mario Cervi collega, amico ed allievo di Indro Montanelli lancia su “il Giornale” di oggi, per rispondere ad un articolo apparso sull’ultimo numero de “l’Espresso” in cui si dà conto di un prossimo volume di Renata Broggini, nel quale l’autrice smaschera come non vere alcune vicende personali presentate da Montanelli quali invece rispondenti a fatti realmente accaduti.


Ecco cosa scrive Cervi di Montanelli: «Voleva che la storia risultasse più giornalistica, voleva accentuare la sua presenza di testimone dei maggiori eventi. Non era a Milano nei giorni della Liberazione e non poteva perciò aver visto i corpi appesi di piazzale Loreto. Ma il racconto montanelliano, così come i suoi ritratti, resta genuino, autentico, impeccabile nelle linee generali, che sono quelle che contano».

Alcuni punti del libro di Renata Broggini erano stati anticipati in un volume apparso da Einaudi nel marzo 2006, «Lo stregone» di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci.  A pagina 219 si legge ad esempio che la Broggini ha accertato come Montanelli non fosse presente in piazzale Loreto il 29 aprile 1945.


Nello «Stregone», volume di quasi 400 pagine, gli autori hanno smentito numerose altre cronache montanelliane. Il lavoro di Gerbi e Liucci è prezioso per comprendere pure i contesti in cui il giornalista-mito di Fucecchio lavorò ed agì.

Sono quelli di una storia complessa e difficile. Il che non significa che poi, superati i momenti in cui la regola prima è quella di salvare la pelle, non si debba fare un serio ed onesto esame di quei momenti e di quei fatti, almeno per togliere l’effetto dell’imbarazzo ai posteri.

Uno arguto come Montanelli deve averci pensato, di non lasciarsi ‘fregare’ dai posteri. Però, se lo ha fatto, non ne ha ricavato le sue debite conseguenze.

Spirito controcorrente, ‘maledetto toscano’ a tutto tondo, non merita però la giustificazione di Cervi. Non serve a nulla tirar fuori la ragion di Stato della politica anticomunista, per spiegare le cose non dette o dette a rovescio.

Montanelli sapeva bene che in Italia i comunisti non potevano prendere il potere, perché Mosca non voleva. Tutto il resto è una pantomima più legata all’attualità (elettorale) che alla storia.

Anche Veltroni sa che, quando dice che il ‘suo’ nuovo partito non odia i ricchi, non fa altro che ripetere la vecchia vulgata emiliana secondo cui il comunismo in Italia era il capitalismo gestito dai «rossi».

Tutto il resto appartiene ai drammi personali. Compreso quello della moglie di Montanelli per cui Filippo Sacchi, celebre critico cinematografico, accusò il collega di «imprudenza».

O quello di un industriale coinvolto indirettamente nella vicenda della moglie di Montanelli, ma poi ucciso nel 1944.
Non possiamo sapere quanto peso nella storia segreta di Montanelli queste cose abbiano avuto, ma non dobbiamo neanche sottostare alla giustificazione addotta da Mario Cervi: «Voleva che la storia risultasse più giornalistica».

Quante storie macina la Storia. Montanelli ci potrebbe spiegare che macina anche quelle fasulle, e che se non lo sappiamo siamo degli idioti. Anzi dei bischeri.

Montanelli, il bugiardoultima modifica: 2007-09-02T18:29:59+02:00da rimino
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Un pensiero su “Montanelli, il bugiardo

  1. Si dice che le bugie hanno le gambe corte….. forse quelle di Montanelli, proprio perchè rapportate alla sua persona, hanno una maggiore estensione…. un saluto

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