Pugnale, anzi baciamano


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In un’Italia spaccata in due come uno stadio di calcio, in un’Italia in cui sere fa il leghista avvocato Mario Borghezio (sottosegretario alla Giustizia nel 1994 durante il primo governo Berlusconi) si è calato in tivù nei panni un po’ stretti dello storico violando il più classico divieto politico esistente da più di un secolo a questa parte, quello cioè di «parlar male di Garibaldi», in questa Italia perennemente divisa fra ammiratori di Coppi ed estimatori di Bartali, fra diavolo ed acquasanta, guelfi e ghibellini, è arrivata oggi la senatrice Anna Bonfrisco di Forza Italia con il suo grido di battaglia diretto ad un collega della sinistra di governo, non quella di piazza (estremista e rivoluzionaria…).
Al collega ulivista ed ex magistrato di Milano Gerardo D’Ambrosio, che ricordava «l’eroe borghese, avvocato Ambrosoli», assassinato 20 anni, Anna Bonfrisco di Forza Italia ha urlato: «Sei un assassino, assassino. Sei un criminale. Oggi è il tuo giorno».
A questo punto ci saremmo aspettati che la signora sfoderasse un pugnale ed accompagnasse alle severe parole il gesto supremo del proprio sacrificio: colpire l’avversario, così come fece Bruto con Cesare.
La ripresa televisiva invece ha mostrato soltanto un collega di partito della signora che le ha fatto un rassicurante baciamano per tentare (invano) di ridurre la tensione in aula.
Spiace constatare che quel grido fosse diretto verso un galantuomo come Gerardo D’Ambrosio. Il discorso storico-politico sulla cosiddetta fase di «mani pulite» può portare a qualsiasi presa di posizione, favorevole o contraria. Non è però concepibile che quel discorso possa essere avviato o concluso con le parole della signora Bonfrisco. Parole adatte a gesti più arditi, che appunto richiederebbero un pugnale da sfoderare e non un baciamano da ricevere.

Antonio Montanari
Blog La Stampa
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Pugnale, anzi baciamanoultima modifica: 2007-07-13T17:50:00+02:00da rimino
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