Giuliano Ferrara, ‘papa’ azzurro

Se Giuliano Ferrara vuol ‘salvare’ la fede
Oltre al papa bianco che celebra in San Pietro ed a quello nero (dal colore della veste anche lui) che presiede all’Ordine di Gesuiti, adesso c’è pure l’«azzurro», Giuliano Ferrara, la cui tinta deriva dal partito in cui milita. L’editoriale che Ferrara ha pubblicato ne «Il Foglio» di sabato 30 dicembre 2006, è una predica da teologo che si crede investito d’una funzione salvifica nei confronti dell’intera Italia.

La sua «Sfida ai cattolici senza dottrina» (questo il titolo dell’editoriale) è stata una solenne tirata d’orecchie degna del Sant’Uffizio a quanti, tra i fedeli di Santa Romana Chiesa, hanno sostenuto che nel caso di Piergiorgio Welby si trattava di porre fine all’accanimento terapeutico e non di eutanasia, e che era stato un errore del Vicariato negargli la cerimonia religiosa. Indossate le pesanti vesti dell’Inquisitore, Ferrara ha chiesto di portare le pezze d’appoggio dottrinali di questo modo di pensare, i cui seguaci sono accusati di aver ridotto il Cristianesimo ad una «filastrocca umanitaria» senza alcuna giustificazione teorica (che in questo caso vuol dire non soltanto teologica, ma pure filosofica e persino politica…).

Ridotto in pillole, l’argomentare di Ferrara significa che non si può essere buoni cristiani senza essere buoni teologi. Ferrara ovviamente sa ma finge di non sapere che il Vangelo è cosa per tutti, più per quegli «ultimi» destinati a diventare «primi», che strumento di potere di un apparato organico specializzato nel distillare norme e discipline le quali, secondo il vento che tira nei sacri palazzi, possono anche condurre a bruciare qualche cristiano in odore d’eresia. Proprio per il suo spirito innovatore, Gesù Cristo misericordioso in quei roghi non poteva essere vicino ai carnefici ma doveva affiancarsi agli eretici arsi vivi in suo nome.

Ferrara non agisce da solo, ovviamente, in questa battaglia. A fargli buona compagnia (se non concorrenza) c’è un vero sacerdote, don Gianni Baget Bozzo che in un articolo sulla «Stampa» (28 dicembre 2006) intitolato «Berlusconi l’anima della libertà», aveva concluso con un’affermazione alquanto temeraria e bugiarda perché antistorica: «La Repubblica è di sinistra, la democrazia è di destra».

Enzo Bianchi, il priore di Bose, ha scritto: «Non spetta alle figure ecclesiali della gerarchia entrare nella tecnica, nella economia e nella politica per trovarvi specifiche soluzioni». Giuliano Ferrara vuol fare l’opposto: da militante politico vuol imporre lui che cosa debbano pensare i cattolici dissidenti rispetto alla gerarchia. Alla quale la gente «ultima» rivolge domande semplici: perché non fu negato il funerale alla guarda svizzera omicida e suicida, perché uno della banda della Magliana è sepolto in una basilica romana?

Sia per i credenti sia per i laici, vale comunque (soprattutto oggi) la vecchia lezione di Piero Gobetti, illustrata così da Norberto Bobbio: «Credeva in coloro che hanno sempre torto, che hanno torto perché hanno ragione, nei vinti anche se non saranno mai vincitori, negli eretici, che soccombono di fronte agli ottusi amministratori dell’ortodossia, nei ribelli, che perdono sempre le loro battaglie contro i potenti del giorno».
Antonio Montanari

Giuliano Ferrara, ‘papa’ azzurroultima modifica: 2007-01-02T10:36:10+01:00da rimino
Reposta per primo quest’articolo