Vino, cultura e dialogo

La prima globalizzazione è quella, antichissima, prodotta dalla viticoltura e dall’enologia: lo spiega il prof. Mario Fregoni dell’Università Cattolica (Piacenza) ad apertura di un libro molto interessante, «Religioni, globalizzazione e culture del vino» di Mauro Manaresi (Clueb, Bologna), con contributi storici di Mauro Perani, Giuseppe Scimé e Paolo Branca. «Il confronto fra le diverse culture può iniziare anche da un semplice bicchiere di vino», leggiamo nell’introduzione in cui saggiamente si conclude sostenendo che deve esistere una «comprensione reciproca e il diritto/dovere di condividere le differenze» esistenti fra i singoli popoli.
La prima parte del libro è dedicata al «vino nelle religioni monoteiste». Le annotazioni storico-geografiche s’accompagnano ad un esame delle regole religiose con un attento e documentato itinerario. Se per gli ebrei «salvo casi particolari, il vino non è propriamente proibito», con i cristiani esso, oltre a non essere condannato, «viene anche ad assumere una valenza positiva fortemente simbolica», mentre nella civiltà islamica è al centro di una “sana” contraddizione, in quanto «nel Corano il vino non è sempre stato giudicato negativamente» (ed alla sua condanna si è giunti «da un iniziale giudizio positivo»).
Nel capitolo sul «confronto interculturale», si esamina il valore simbolico che un bicchiere di vino può assumere per segnare differenze o affinità nel mondo d’oggi, partendo dalla constatazione che «non c’è cultura che per quanto universalistica non si radichi in una storia, in un contesto socioculturale». E tenendo presente come regola principale che «non si vuole eliminare le diversità, quanto imparare a conviverci».
Nel momento storico presente in cui si getta legna sul fuoco del contrasto di civiltà, un lavoro così accurato e prezioso come questo volume può portare … acqua al mulino del dialogo pacifico fra le genti, usando proprio quel vino che «è un punto di partenza, un punto comune fra diversi popoli su cui tentare di confrontarsi», ricordando sempre che «ognuno deve perseguire i propri fini, con la consapevolezza che la cultura ha il diritto di continuare ad esistere». E soltanto la cultura del dialogo può salvarci dal precipitare nell’abisso della distruzione reciproca degli anatemi e delle crociate.

Antonio Montanari

Vino, cultura e dialogoultima modifica: 2006-03-09T12:57:49+01:00da rimino
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