Oggi e ieri

Non ci sono più i San Remo di una volta. Povero Panariello, povero non nel senso che non lo abbiano (stra)pagato bene, ma perché per mortificarlo gli hanno contrapposto il rimpianto di Pippo Baudo. Pagine e pagine di commenti per concludere poi che non sono soltanto canzonette, addirittura tre cantanti con decorazioni della Repubblica italiana. Alla quale dal 20 febbraio manca un pezzo, un ministro. Ho controllato sul sito internet di Palazzo Chigi: là dove c’era un uomo verde (in senso di leghista) adesso c’è il vuoto alla voce «Ministero delle Riforme istituzionali e devoluzione». Punto e basta. Era «senza portafoglio», è rimasto senza successore, nessuno ha assunto la delega come si ricava dal decreto apparso sulla «Gazzetta Ufficiale». Tutti a pensare a San Remo, e nessuno alle Riforme orfane: come dire, tanto che ci sia o non ci sia il ministro, non fa differenza. Non era mai successo prima di ora. Meravigliarsi? No davvero, ai nostri giorni. Tina Anselmi ha detto che il nostro Paese sembra perdere «nell’indifferenza generale» la sua memoria, la sua identità nata dalla Resistenza: «Oggi si può essere fascisti senza provocare alcuna reazione, solo un anno fa non avremmo accettato supinamente una realtà del genere».
Il passato inevitabilmente ritorna. Il nostro presidente del Consiglio a Nuova York è stato decorato della «medaglia della libertà» per mano di un signore di 97 anni, Mike Stern, che nel 1947 venne a Roma come giornalista. In realtà era un agente segreto sotto copertura, capitano dell’Office of Secret Service (Oss), il progenitore della Cia. Stern operò in Sicilia, fornendo armi al bandito Giuliano che ammazzava i carabinieri ed i poliziotti che gli davano la caccia, mentre i loro capi (ha scritto Attilio Bolzoni su «Repubblica») «scendevano a patti con il ‘re’ di Montelepre, con i capimafia della zona e perfino con i reduci della Decima Mas del principe Junio Valerio Borghese che proprio gli americani fecero fuggire dopo averlo catturato».
A proposito di Sud: la sua nuova Banca ha un vertice che il vice-premier Fini con il «Corriere della Sera» ha definito pittoresco e bizzarro per via della presenza del principe Lillio Ruspoli e di Carlo di Borbone. Ha riposto Ruspoli: nel 1993 lo stesso Fini mi scrisse elogiando la mia «dedizione ai comuni valori nazionali» ed il mio «impegno civile e culturale». Non sempre i politici tornano nella stessa bottega d’antiquariato.

Oggi e ieriultima modifica: 2006-03-05T18:08:41+01:00da rimino
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